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Zio Gelo

Zio Gelo

C’era una volta, ma c’era veramente in un paese lontano, Nikita, un papà che era rimasto vedovo con la sua unica figlia. Vassilissa. Le voleva bene, ma pensava che solo il suo affetto non fosse sufficiente e così si risposò, scegliendo una donna che aveva una figlia di nome Mascia.  Sperava che sarebbero diventate buone sorelle. Ma la matrigna non voleva bene alla figliastra e la faceva lavorare già prima dell’alba: “dai da mangiare al cavallo, porta la legna nell’isba, cuoci le focacce, lava i panni al ruscello, cogli le mele selvatiche”. Non era mai contenta del lavoro di Vassilissa, mentre le poche cose che dava da fare a Mascia erano sempre lodatissime.  Inutile dire che Vassilissa era bella e buona, mentre Mascia era sì carina, ma aveva un bruttissimo carattere.

Un giorno la matrigna mandò Vassilissa nel bosco a prender legna. Nevicava fitto fitto e faceva un gran freddo, così finì dentro ad un cumulo di neve sotto un grande abete. Tutto ad un tratto sentì arrivare da lontano Zio Gelo, che faceva crepitare gli alberi dal freddo, saltando da un abete all’altro. Poi si fermò su quell’abete sotto il quale era seduta Vassilissa.  Zio Gelo le domandò di lassù: “Hai caldo fanciulla mia?”  –  “Si, Zio Gelo, grazie, sto al calduccio”.  Zio Gelo continuò a scendere più in basso. “Stai veramente al caldo?”  Vassilissa riusciva appena a respirare, perché Zio Gelo si avvicinava sempre più e con lui un gran freddo.  “Sono al caldo zietto Gelo, ne ho a sufficienza.” Vassilissa quasi non poteva più muovere la lingua.  Allora Zio Gelo ebbe pietà di lei e la ricoprì con coperte di lana e di piume, per scaldarla.

Intanto Nikita, preoccupato perché Vassilissa non tornava, andò a cercarla nel bosco.  Arrivato sotto il grande abete, vide la figlia allegra e sorridente, avvolta in una caldissima pelliccia di zibellino, tutta decorata d’oro e d’argento e, vicino a lei, un cesto alto e pesante, pieno di regali, tutti doni di Zio Gelo. Quando Vassilissa rientrò nell’isba, la matrigna pensò subito alla sua Mascia e disse a Nikita di portarla con la slitta nel bosco. “ Lasciala sotto il grande abete e avrà la pelliccia anche lei e tanti regali.”

Così Mascia si sedette nel mucchio di neve, battendo i denti e su tutte le furie.  Ed ecco arrivare Zio Gelo che, saltando da un abete all’altro si fermò sul grande abete.  “Dimmi se hai caldo, ragazzina.”  E lei di rimbalzo: “Mamma mia, che freddo. Smetti di scricchiolare tu.” Zio Gelo scese più in basso.  “Hai caldo fanciulla mia?”  –  “Non sento più le mani e i piedi. Vattene lontano, mi farai gelare.”  Zio Gelo scese ancora più in basso. “E adesso, stai al caldo?”  –  “Oh! Che strazio! Zio Gelo, adesso mi hai proprio congelato. Ma allora sei stupido. Non ti avvicinare di più.”  Zio Gelo andò in collera e soffiò ghiaccio e neve su Mascia, che così ritornò nell’isba, portando con sè solo un bruttissimo raffreddore.

Liberamente tratto da “Fiabe popolari russe” – Paleich-Mstiora – Kholuj

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