“La luce nel mondo”
Dal libro del profeta Isaìa
Is 62,11-12
Ecco ciò che il Signore fa sentire
all’estremità della terra:
«Dite alla figlia di Sion:
Ecco, arriva il tuo salvatore;
ecco, egli ha con sé il premio
e la sua ricompensa lo precede.
Li chiameranno Popolo santo,
Redenti del Signore.
E tu sarai chiamata Ricercata,
Città non abbandonata».
Dalla lettera di san Paolo apostolo a Tito
Tt 3,4-7
Figlio mio,
quando apparvero la bontà di Dio, salvatore nostro,
e il suo amore per gli uomini,
egli ci ha salvati,
non per opere giuste da noi compiute,
ma per la sua misericordia,
con un’acqua che rigenera e rinnova nello Spirito Santo,
che Dio ha effuso su di noi in abbondanza
per mezzo di Gesù Cristo, salvatore nostro,
affinché, giustificati per la sua grazia,
diventassimo, nella speranza, eredi della vita eterna.
Dal Vangelo secondo Luca
Lc 2,15-20
Appena gli angeli si furono allontanati da loro, verso il cielo, i pastori dicevano l’un l’altro: «Andiamo dunque fino a Betlemme, vediamo questo avvenimento che il Signore ci ha fatto conoscere».
Andarono, senza indugio, e trovarono Maria e Giuseppe e il bambino, adagiato nella mangiatoia. E dopo averlo visto, riferirono ciò che del bambino era stato detto loro.
Tutti quelli che udivano si stupirono delle cose dette loro dai pastori. Maria, da parte sua, custodiva tutte queste cose, meditandole nel suo cuore.
I pastori se ne tornarono, glorificando e lodando Dio per tutto quello che avevano udito e visto, com’era stato detto loro.
Dal latino dies natalis, il giorno della nascita, il compleanno. Non è proprio così, oggi non è il compleanno di Gesù, di cui non sappiamo né quando sia nato, e forse neppure con certezza dove sia nato. Il 25 dicembre era ritenuto il giorno del solstizio, il giorno più corto dell’anno, di qui in avanti le giornate si allungano, la luce vince sulle tenebre. Questa data vuol dire che Gesù è la luce del mondo, secondo le parole di Isaia che abbiamo letto.
Oggi il Natale si è quasi svuotato del suo significato originale, dovunque trionfa babbonatale, inventato apposta, che veste i colori della Coca Cola e che non porta proprio nessuna luce ma solo spinte agli acquisti.
Rimane come simbolo del Natale cristiano il presepe. Lo abbiamo fatto anche noi in Santuario.
Sono andato a vedere su internet “Presepi originali”: ce n’è per tutti i gusti. Uno in particolare: uno scenario aspro, montuoso, tutto ricoperto di neve, con tanti reticolati di filo spinato e uomini in divisa bianca che avanzavano nella neve con il fucile in mano. La capanna era in una grotta sulla montagna, seminascosta, con una debole luce. Ossana, in provincia di Trento. Fotografa terribilmente tante storie di oggi, dove i protagonisti non sono i pastori ma i soldati.
Noi in Santuario invece abbiamo fatto un presepe tradizionale, che però tradizionale non è, e anche lui fotografa molto bene la situazione attuale.
– Intanto la capanna e i palazzi del potere si trovano sulle sponde opposte: gli angeli possono anche cantare pace in terra ma dai palazzi del potere non li sentono: è tutto acceso ma non illudetevi, là dentro non c’è proprio nessuno, solo dei robot.
– Poi c’è una bella piazza: la piazza è la protagonista della vita sociale di oggi, la piazza fisica dei cortei e delle manifestazioni, e le varie piazze virtuali dove ognuno può dire tutto quello che gli passa per la mente. Poi dalla piazza parte un sentierino che si perde nei prati, che non porta da nessuna parte. Dove stiamo andando?
– C’è tanta gente nel nostro presepe, anche tanta gente che lavora, poi ci sono delle belle case. Ma non c’è un paese, un gruppetto di case con delle persone che vivono insieme, ognuno sta per conto suo, tutti da soli. Un mondo operoso, dove però non si comunica. Ricordando Baden Powell, è il prato dei grilli.
– E poi ci sono personaggi alti una spanna, ed altri piccolissimi che quasi scompaiono tra l’erba. E’ la realtà della vita. C’è chi si intasca milioni per una partita di calcio, e ci sono quelli che sopravvivono con la cassa integrazione; ci sono quelli che, come aprono bocca, tutto il mondo li ascolta, e ci sono quelli che possono urlare fin che vogliono ma non riescono mai a farsi sentire.
Anche la capanna insegna qualcosa: un bimbo neonato e fragile, ma se accanto a lui c’è qualcuno che lo ama, anche lui diventa forte. L’amore trasmette forza e sicurezza, e non solo ai bambini piccoli. Quello che non si ama va in malora, quello che si ama sopravvive sempre.
Poi nel racconto evangelico sulla capanna è apparsa una grande luce e pecore e pastori si sono raccolti intorno ad essa. Se tu fai luce, illumini, se aiuti a vederci più chiaro, gli altri ti vengono dietro. Gesù ha fatto così: “Egli era la luce che veniva nel mondo”, dice il vangelo di Giovanni. Ha gettato luce sul senso della vita, sul bene e sul male, ha detto che non è con i soldi, la prepotenza che si risolvono i problemi.
Noi celebriamo il Natale per ricordare a noi stessi e al mondo intero che quella, e solo quella è la strada da seguire.
Come diceva il Talmud: un solo giusto può illuminare il mondo intero.
Vi annuncio una grande gioia: oggi è nato per voi il Salvatore.
Rispondiamo insieme: ascoltaci, Signore
Signore Gesù, Tu hai avuto un bue e un asino a riscaldarti e a tenerti compagnia. Volgi il tuo sguardo su tutti coloro che affrontano la vita in solitudine, una spina che in questi giorni di festa si fa un po’ più acuta. Ti preghiamo per gli anziani nelle case di riposo, per i malati negli ospedali, ed anche per chi si occupa di loro, perché sappiano dare un po’ di calore e di compagnia. Noi ti preghiamo.
Signore Gesù, che sei nato povero tra i poveri: a Betlemme non c’era posto per te nell’albergo. Volgi il tuo sguardo sui poveri di questa terra, quelli che non riescono a trovare il loro posto nel mondo dei ricchi, quelli che hanno perso il lavoro o vengono scacciati dalle loro case. Liberaci dalla miseria dello spirito che ci impedisce di vedere la fatica degli altri. Noi ti preghiamo.
Signore Gesù, volgi il tuo sguardo sui bambini di questo mondo, su quelli che finiscono sotto le bombe, su quelli che vagano da soli tra le macerie. Gli angeli che hanno danzato sulla tua capanna a Betlemme, tornino su questa povera terra a vegliare su di loro e ad illuminare la notte della politica e della follia umana. Noi ti preghiamo.
Signore Gesù, sei nato al buio ma poi il mondo intorno a te si è illuminato mentre gli angeli cantavano parole di pace. Non c’è molta luce su questa terra, molte certezze del passato sono crollate intorno a noi. Aiutaci a tenere viva la speranza, perché le tenebre non tornino a ricoprire la terra. Noi ti preghiamo.
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O Dio, luce vera ai nostri passi è la tua parola, gioia e pace ai nostri cuori; fa che illuminati dallo Spirito l’accogliamo con fede viva, per scorgere nel buio delle vicende umane i segni della tua presenza.