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Chi siamo La Confraternita della Misericordia (CDM) nasce nel 1577 con le funzioni di una moderna Conferenza di S. Vincenzo. e dal 1678 il Santuario dell'Annunziata è sotto la sua cura e custodia. Ad oggi conta su 150 iscritti e attraverso la formazione di Gruppi di Volontariato è operativa sul territorio chierese a favore della Comunità.
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“Il lieto annuncio”

“Il lieto annuncio”

Dal libro del profeta Isaìa
Is 61,1-2.10-11

Lo spirito del Signore Dio è su di me,
perché il Signore mi ha consacrato con l’unzione;
mi ha mandato a portare il lieto annuncio ai miseri,
a fasciare le piaghe dei cuori spezzati,
a proclamare la libertà degli schiavi,
la scarcerazione dei prigionieri,
a promulgare l’anno di grazia del Signore.
Io gioisco pienamente nel Signore,
la mia anima esulta nel mio Dio,
perché mi ha rivestito delle vesti della salvezza,
mi ha avvolto con il mantello della giustizia,
come uno sposo si mette il diadema
e come una sposa si adorna di gioielli.
Poiché, come la terra produce i suoi germogli
e come un giardino fa germogliare i suoi semi,
così il Signore Dio farà germogliare la giustizia
e la lode davanti a tutte le genti.

Dalla prima lettera di san Paolo apostolo ai Tessalonicési
1Ts 5,16-24

Fratelli, siate sempre lieti, pregate ininterrottamente, in ogni cosa rendete grazie: questa infatti è volontà di Dio in Cristo Gesù verso di voi. Non spegnete lo Spirito, non disprezzate le profezie. Vagliate ogni cosa e tenete ciò che è buono. Astenetevi da ogni specie di male. Il Dio della pace vi santifichi interamente, e tutta la vostra persona, spirito, anima e corpo, si conservi irreprensibile per la venuta del Signore nostro Gesù Cristo.
Degno di fede è colui che vi chiama: egli farà tutto questo!

Dal Vangelo secondo Giovanni
Gv 1,6-8.19-28

Venne un uomo mandato da Dio:
il suo nome era Giovanni.
Egli venne come testimone per dare testimonianza alla luce,
perché tutti credessero per mezzo di lui.
Non era lui la luce,
ma doveva dare testimonianza alla luce.
Questa è la testimonianza di Giovanni,
quando i Giudei gli inviarono da Gerusalemme sacerdoti e levìti a interrogarlo:
«Tu, chi sei?». Egli confessò e non negò. Confessò: «Io non sono il Cristo». Allora gli chiesero: «Chi sei, dunque? Sei tu Elia?». «Non lo sono», disse. «Sei tu il profeta?». «No», rispose. Gli dissero allora: «Chi sei? Perché possiamo dare una risposta a coloro che ci hanno mandato. Che cosa dici di te stesso?».
Rispose: «Io sono voce di uno che grida nel deserto: Rendete diritta la via del Signore, come disse il profeta Isaìa».
Quelli che erano stati inviati venivano dai farisei.
Essi lo interrogarono e gli dissero: «Perché dunque tu battezzi, se non sei il Cristo, né Elia, né il profeta?». Giovanni rispose loro: «Io battezzo nell’acqua. In mezzo a voi sta uno che voi non conoscete, colui che viene dopo di me: a lui io non sono degno di slegare il laccio del sandalo».
Questo avvenne in Betània, al di là del Giordano, dove Giovanni stava battezzando.

 

Dopo settanta anni di esilio, intorno al 520 a.C., l’impero babilonese è sconfitto dai persiani e per gli ebrei si prospetta la possibilità di ritornare in Palestina: è la fine della schiavitù babilonese.  Gli animi sono divisi, molti dicono: ormai la nostra casa è qui, qui siamo nati, qui ci siamo adattati, non ha senso andare a ricominciare da un’altra parte. Isaia vede ben chiaro il pericolo di questa scelta: nel corso di un paio di generazioni gli ebrei si fonderanno con la popolazione locale, andrà persa tutta la loro storia, la loro cultura, ed anche il messaggio religioso che portavano. Bisogna che qualcuno ritorni, almeno qualcuno, per tenere vivo il nome del popolo ebraico.  Isaia sa benissimo che il rientro in Palestina sarà duro e difficile, ma cerca di presentarlo ai suoi ascoltatori come un nuovo esodo, una riconquista della terra promessa, un ricominciare tutto da capo. E sa anche che il popolo avrà bisogno di una guida spirituale, di un punto di riferimento, e sente su di sé questo incarico: ”devo preparare la strada al ritorno in patria, alla costruzione del nuovo Israele”.

Il Vangelo ci riporta a Giovanni, questo personaggio per molti aspetti enigmatico, al quale anche Gesù ha guardato con molto interesse.  Ai tempi di Giovanni la dominazione romana sulla Palestina era pesante: re Erode era solo un fantoccio nelle mani degli occupanti, la ribellione covava in silenzio, alimentata da una pressione fiscale insopportabile, e l’attesa della liberazione era grande. Molti aspettavano un messia e tra questi anche Giovanni, che diceva: “Dio non ci ha dimenticati, liberiamoci dei nostri peccati, del male che serpeggia fra di noi, e Dio completerà questa nostra liberazione. Se noi con la penitenza prepareremo la strada al Messia, questo arriverà”.  Questo il messaggio di Giovanni. E Gesù lo seguiva, se pur ad una certa distanza.

Nel corso dei secoli la attesa del messia non si era affievolita, si era però secolarizzata, aveva perso molto della sua portata religiosa; non era più, per le masse, un messia mandato da Dio a ristabilire la giustizia, a trasformare il cuore dell’uomo per renderlo più fedele a Dio, un messia che doveva aiutare l’uomo a liberarsi dal male. Ai tempi di Gesù l’attesa del messia era l’attesa di un liberatore terreno, un guerriero invincibile che avrebbe cacciato i romani e fatto ritornare Israele all’antico splendore. Questa è una delle ragioni per cui Gesù aveva suscitato qualche aspettativa, ma poi era stato abbandonato: l’iscrizione che Pilato aveva fatto mettere sulla croce segnava l’ultima beffa.

Ma esistono davvero dei liberatori? Ossia può qualcuno risolvere i problemi di qualcun altro? La storia di tutte le epoche racconta una lunga serie di personaggi che liberano popoli oppressi, ma la storia la scrivono sempre i vincitori e spesso queste liberazioni nascondono solo il passaggio da un padrone all’altro. Perché la libertà è qualcosa di molto profondo, che ha le radici nel nostro essere persone umane, comincia dentro con l’andare a cercare le cose che ci tengono legati nei nostri pensieri e nel nostro modo di agire. Ad esempio i pregiudizi. Chi non ne ha? E’ istintivo raggruppare gli uomini in categorie di vario tipo ed esprimere sentenze: i commercianti, i politici, i marocchini, facendo di ogni erba un fascio e dimenticandoci che siamo tutti pezzi unici. Poi ci sono le simpatie e le antipatie, anche queste sono dei condizionamenti alla nostra libertà di pensiero, per non parlare delle abitudini, che possono diventare delle catene molto pesanti. Non c’è libertà vera senza il controllo di se stessi e delle proprie emozioni.  La conquista di questa libertà essenziale è l’impegno di una vita. Nel racconto di Saint Exupery del Piccolo Principe, tutte le mattine il principino doveva andare a sradicare i baobab che crescevano dall’altra parte del pianeta, perché se non lo avesse fatto, in breve avrebbero invaso tutto.

Su questa strada della liberazione ci vengono incontro alcune parole di Gesù. Beati i misericordiosi: Non lasciarti legare dal risentimento, non incattivirti con le persone che ti stanno vicino, e non pretendere che gli altri siano perfetti perché neanche tu lo sei. Beati i puri di cuore: non andarti a nascondere in un cespuglio come Adamo, affronta la vita a viso aperto, abbi il coraggio delle tue idee. Non vivere di solo pane o finisci di identificarti con la tua pancia e ti leghi alla terra per sempre.  E potremmo continuare a lungo.  Viviamo in un mondo dove è difficile distinguere tra realtà e apparenza, dove le costrizioni ideologiche sono meno evidenti che nel passato, ma forse ancora più profonde; come dice il Vangelo, filtriamo il moscerino, ma lasciamo passare il cammello.

Non per nulla Gesù diceva: la verità vi farà liberi.

 

O Dio, Tu sei il mio Dio, dall’aurora ti cerco, di Te ha sete l’anima mia.

Rispondiamo insieme: ascoltaci, Signore.

Signore, sappiamo che un giorno tornerai, forse nel cuore della notte.  Aiutaci a mantenere accese le nostre lampade, che la fede non si spenga e la speranza non venga sopraffatta dalla paura, perché grande è la nostra fatica di vivere. Signore vieni presto, non tardare.   Noi ti preghiamo.

Ti preghiamo per una società più libera e trasparente, che non si nutra di cose banali, dimenticando chi fatica a sopravvivere, e non nasconda nel silenzio le realtà drammatiche che stiamo vivendo. Aiuta politici, giornalisti ed amministratori a comportarsi secondo coscienza e a rispettare la verità.   Noi ti preghiamo.

Ti preghiamo per chi vive momenti difficili e deve affrontare la malattia o la vecchiaia in solitudine, negli ospedali o nelle case di riposo. Ti preghiamo per le comunanze di vita che questa sciagura ha spezzato, per i bambini chiusi in casa e per quelli che una casa non ce l’hanno.   Noi ti preghiamo.

Ti preghiamo perché torni presto il sereno su di noi, svaniscano le ansie e le paure e si possa guardare al domani con fiducia.  Aiutaci a trovare speranza nelle tue parole, perché abbiamo fiducia in te che sei venuto in questo mondo per starci vicino e farci coraggio.   Noi ti preghiamo.

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Preghiamo: accendi una luce sul nostro sentiero, Signore, perché il buio è fitto intorno a noi. Possa il Tuo spirito illuminare i nostri pensieri, e la Tua parola spianarci la strada verso il Tuo Regno.

Insieme al pane ed al vino Ti offriamo Signore le nostre fragilità, nell’attesa del Tuo ritorno, quando verrai a prendere fra le braccia le pecore deboli e malate.

Ci affidiamo a Te, Signore, nella settimana che verrà, accettando dalle Tue mani il sole e la notte, la gioia e la fatica. Aiutaci a trovare spazio per noi stessi e per i nostri pensieri, perché possiamo incontrarTi nel silenzio, come ora ti abbiamo incontrato nell’Eucarestia.

 

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