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L’ergastolo dell’ignoranza

L’ergastolo dell’ignoranza

A che serve studiare?  Un lettore di una rubrica di Corrado Augias gli ha mandato tempo fa la seguente lettera.  Cosa ne pensate?

 

Ricordo ancora la domanda che fece il professore di filosofia il primo giorno di liceo: “A che serve studiare? Chi sa rispondere?”.

Qualcuno osò rispostine educate: “a crescer bene”, “a diventare brave persone”.   Niente, scuoteva la testa.   Finchè disse: “Ad evadere dal carcere”.

Ci guardammo stupiti. “L’ignoranza è un carcere. Perchè là dentro non capisci e non sai che fare. In questi cinque anni dobbiamo organizzare la più grande evasione del secolo. Non sarà facile, vi vogliono stupidi, ma se scavalcate il muro dell’ignoranza poi capirete senza dover chiedere aiuto. E sarà difficile ingannarvi. Chi ci sta?”.

Mi è tornato in mente quell’episodio indelebile leggendo che solo un ragazzo su venti capisce un testo. E penso agli altri diciannove, che faticano ad evadere e rischiano l’ergastolo dell’ignoranza.

Uno Stato democratico deve salvarli perchè è giusto. E perchè il rischio poi è immenso: le menti deboli chiedono l’uomo forte.

3 Commenti
  • Gabriella Serratrice
    Rispondi

    Rispondo dal cellulare perché il PC è defunto:
    Grande il prof. di filosofia; averne oggi di professori così.

    11 Settembre 2020 at 15:50
  • Diana
    Rispondi

    Ringrazio chi ha scovato e ci ha regalato questa perla per aiutarci a riflettere. Com’’è vero che l’ignoranza è una prigione! E, se non è contrastata, diventa un ergastolo. Io, quando tocco con mano la mia ignoranza su tante cose, mi rendo conto che una delle espressioni più insidiose dell’ignoranza è la presunzione di non avere nulla da imparare. Così si rinuncia alla salutare fatica, ma anche al gusto, di porre domande, di ascoltare le risposte, di attingere a fonti diverse, di valutare le conseguenze del proprio pensare e del proprio agire sulla propria vita e sulle vite degli altri. E’ vero che nei percorsi di apprendimento si possono incontrare anche cattivi maestri o maestri presuntuosi o manipolatori ma, più avremo esercitato il nostro pensiero più saremo in grado di discernere e di scegliere consapevolmente in tutti gli ambiti del nostro vivere. Due titoli per chi volesse approfondire questi temi: “Il bisogno di pensare” e “Il coraggio di essere liberi”. L’autore è Vito Mancuso. Io li ho trovati interessanti e ringrazio Giorgio che me li ha regalati un paio di anni fa.

    11 Settembre 2020 at 18:00
  • Perazzo Giuseppina
    Rispondi

    Nella mia esperienza di insegnante ho sempre letto ai miei alunni delle superiori la definizione che GIBRAN dà dell’insegnamento: “Nessuno può insegnarvi se non quel che già in dormiveglia giace nell’alba della vostra conoscenza”. Questo concetto, per i giovani recettivi alle esortazioni dell’insegnante, vuole far loro capire che sono loro stessi gli artefici della loro conoscenza. In questo tormentato iniziò anno auguro a tutti, professori e alunni, un lavoro intenso perché ciascuno dia il massimo delle proprie potenzialità.

    19 Settembre 2020 at 9:41

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