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La favola di Maschen’ka

La favola di Maschen’ka

C’erano una volta nonno Miscia e nonna Alina che avevano una nipotina di nome Maschen’ka.
Un giorno le amiche si prepararono ad andare nel bosco a cercare funghi e bacche e chiesero a Maschen’ka di andare con loro.  “Nonni” – disse Maschen’ka – “Posso andare con loro? Torniamo presto”.  Nonno Miscia e nonna Alina risposero: “Vai pure, ma non rimanere indietro, altrimenti ti perderai nel bosco.”

Arrivate nel bosco tutte cominciarono a raccogliere i funghi. Ma Maschen’ka, albero dopo albero, cespuglio per cespuglio si allontanò parecchio dalle amiche. Cominciò a chiamare, ma le compagne non la sentivano e non le rispondevano.  Più Maschen’ka le cercava, più si allontanava, e così perse la strada completamente.  Arrivò nella boscaglia più fitta, nella selva più folta.  Guardò e vide una piccola isba.  Bussò alla porta ma nessuno le rispose. Però quando spinse la porta, la porta si aprì.
Maschen’ka entrò e si sedette su una panca vicino alla finestra, tanto era stanca.  “Chi mai vive qui? Perché non c’è nessuno?” – pensava la bambina – “ma che disordine!”

Quella era la casa del grande orso Glab, buono, ma non tanto sveglio, che rientrò alla sera.
“Ehi!” – disse Glab, vedendo Maschen’ka – “Ma che bella sorpresa!. Finalmente qualcuno che mi terrà in ordine la casa, farà da mangiare e mi terrà calda la stufa. Da qui non andrai più via.”  Maschen’ka pensò che purtroppo aveva ragione; da sola non sapeva tornare dai nonni e così cominciò a vivere nell’isba dell’orso.
Glab andava nel bosco tutto il giorno e le ordinava di non uscire senza di lui.  “Se uscirai, ti troverò e allora ti mangerò.” Le diceva per spaventarla.

Maschen’ka ne aveva abbastanza di lavorare così tanto e cominciò a pensare a come fare per tornare al villaggio.  Tutto intorno c’era solo bosco, nessuno a cui chiedere da che parte andare.  Alla fine ebbe un’idea.  “Orso Glab, vorrei portare questi dolci che ho cucinato ai nonni.”  “Non se ne parla neppure- disse l’orso- ti perderai nel bosco. Glieli porterò io.”  Era proprio la risposta che Maschen’ka aspettava.  Mise tutti i pasticcini in un grande cesto, ma proprio grande grande, e disse: “Guarda che io ho la vista lunga. Se ne mangi anche uno solo nel viaggio, io ti vedrò e non li preparerò più per te.”  “Va bene, va bene – promise Glab – Quante storie, dammi il cestino.”  “Guarda prima il cielo e dimmi se per caso non piove. Non vorrei che i dolci si rovinassero.”
L’orso uscì e subito Maschen’ka entrò nel cesto, mettendosi in testa il grande piatto di pasticcini.  Rientrando, Glab vide il cesto bell’e pronto, lo prese e si avviò al villaggio, pensando: “Ma come è pesante, quanti dolci ha cucinato.”

Incespicava tra gli abeti, si trascinava tra le betulle, si arrampicava sulle collinette.  Camminando, camminando, si stancava sempre più.  “Ora mi siedo e mangio un pasticcino, ce ne sono così tanti.” disse ad alta voce.  Ma sentì subito la voce di Maschen’ka: “Vedo tutto. Non mangiarne neanche uno. Porta tutto ai nonni.”
L’orso si stupì: “Ma che vista quella ragazzina! Vede fino a qui. Beh! Una promessa è una promessa.”  Si alzò, proseguì fino al villaggio e trovò la casa dei nonni.
Bussò forte: “Aprite la porta. Vi porto i regali di vostra nipote.”  Posò il cesto e si avviò verso il bosco.  I nonni uscirono e sollevarono il coperchio del cesto.
“Sono tornata” disse allegra Maschen’ka e abbracciò forte i nonni.

Liberamente tratto da -Fiabe popolari russe-Maschen’ka
Paleich-Mstiora- Kholuj

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