La cicala e la formica
C’era una volta una cicala a cui non piaceva far fatica. L’unica cosa che le piaceva fare era cantare tutto il giorno, sdraiata comoda comoda su di un albero. Sotto il ramo dell’albero vedeva passare e ripassare sul prato una formica, tutta indaffarata a portare sulla schiena un sacco di cose: pezzetti di cibo, sassolini, legnetti.
– “Vieni quassù con me, signora formica” – le diceva la cicala, – “Fa più fresco e, mentre ti riposi, possiamo cantare insieme qualche canzone.”
– “Grazie mille per l’invito, signora cicala, ma devo mettere via le provviste per l’inverno e sistemare la mia casetta per proteggermi dal freddo, quando arriverà.”
– “Ma l’estate è ancora lunga” – rispose la cicala – “e l’inverno ancora lontano. Non preoccuparti adesso, ci sarà tempo più avanti per mettere via le provviste!”
La formica scosse un po’ la testa, continuando imperterrita il suo lavoro, senza più badare alla cicala.
– “Fai come vuoi, amica mia. Io intanto mi godo questa meravigliosa giornata, mi rilasso e mi riposo.” – e la cicala riprese a cantare un’altra canzone.
I giorni e poi i mesi passarono veloci, ed ecco che arrivò l’inverno, col suo freddo e col suo ghiaccio. La cicala vagava per i campi e i prati, recuperando qua e là qualcosa da mangiare e riparandosi dal freddo dove capitava. Una sera in cui il buio era sceso molto presto, vide una piccola casetta con la finestrella illuminata. La cicala aveva tanta fame e tanto freddo, così bussò alla porta.
La porta si aprì ed uscì la formica. Quella era la sua casetta, costruita con fatica durante tutta l’estate, dall’interno si sentiva arrivare un bel calduccio e un odorino buonissimo di cibo.
– “Buonasera signora cicala, cosa ti porta qui da me?”
– “Buonasera signora formica” – rispose la cicala, tremando nel leggero cappottino che aveva addosso. – “Ho freddo, ho fame e non ho un tetto dove passare la notte.”
La formica guardò la cicala con compassione.
– “Ah signora cicala, come ricordo bene le calde giornate d’estate in cui, mentre io faticavo per metter via provviste e costruirmi una casa, tu, beata sul tuo ramo al fresco e all’ombra, cantavi e cantavi… Beh, facciamo così: entra. Per questa volta ti aiuterò e ti darò da mangiare e un letto per dormire. Tu però prometti che la prossima estate mi aiuterai a far provviste.”
La cicala, imparata la lezione, promise che avrebbe fatto la brava ed, entrando in casa, ringraziò di cuore la formica per averla aiutata.
Tratto da “Le favole di Esopo per bambini.”
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