La cicala e la civetta
Tutta l’estate la cicala aveva cantato a squarciagola, facendo impazzire con il suo canto stridulo la civetta, abituata a dormire di giorno e a volare e mangiare di notte. Dalla sua casa, nel cavo di un tronco, questa chiedeva ogni giorno alla cicala di smetterla, pregandola. di cantare almeno piano piano, ma la cicala non le dava retta.
La civetta, dopo aver capito che la cicala non aveva nessuna intenzione di smetterla, decise di entrare in azione. ”La farò ubriacare, così finalmente la smetterà” pensò e, appollaiata su di un ramo, disse alla insopportabile canterina: “Il tuo canto non mi fa dormire, ma credo che questo sia a causa della tua insuperabile cetra, certo un dono per te del dio Apollo. La sua musica è fantastica e non riesco a non ascoltarla. Perciò ti invito a brindare con me con questo vino eccezionale, che mi ha regalato la dea Minerva, la cara sorella del dio.”
La cicala credeva veramente di cantare in modo superbo (per questo non la smetteva), e non se lo fece dire due volte. Iniziò a brindare e, un bicchiere dopo l’altro, tanto bevve (l’alcool fa tanto male, certo lo sapete), che alla fine dal gran mal di testa, non riusciva davvero più a cantare. Per questo diede la colpa alla civetta e si trasferì in un altro campo.
E la civetta ritrovò il silenzio.
Rielaborata dalla favola di Fedro, favolista latino.