Favola abruzzese
Tanti, ma proprio tanti anni fa, in una casetta umile e povera, viveva un vecchietto di nome Lapo con la moglie Asperina. Erano molto poveri e per loro la vita era davvero dura, da quando lei si era ammalata. Lapo di giorno si recava nel bosco per fare un po’ di legna, che poi vendeva per comperare pane e latte. Con il piccolo orto e le uova di tre galline riuscivano a mettere insieme pranzo e cena.
Una mattina, mentre si dirigeva verso il bosco, Lapo incontrò un anziano signore con una lunga barba bianca e liscia come la seta. “Mi chiamo Martino – gli disse– So che sei una brava persona e voglio aiutarti: ecco per te una borsa con cento denari. Fanne buon uso”. Il povero Lapo, emozionatissimo, tornò di corsa a casa e nascose il denaro sotto un vecchio mucchio di stracci, senza dire nulla alla moglie.
Il giorno dopo, tornando dal bosco, trovò una bella sorpresa: sulla tavola della cucina c’era una anatra arrosto con patate, funghi e crostata alle mele. “Ma come hai fatto a comperare tutto questo ben di Dio?”, domandò alla moglie. Lei, allora, gli rispose tutta soddisfatta: “Marito mio, ho venduto tutti gli stracci.” Lapo diventò bianco come i cenci venduti. Addio ai cento denari d’oro zecchino.
La mattina dopo, più infelice che mai, il vecchietto riprese stancamente la strada per il bosco. Ma, per sua fortuna, incontrò di nuovo Martino dalla lunga barba bianca: “Lapo, Lapo, so cosa ti è capitato. Ma coraggio, io sono qui per aiutarti: eccoti altri cento denari, fanne buon uso”. Questa volta Lapo li nascose sotto un mucchio di cenere e di nuovo non disse nulla alla moglie. Proprio non aveva imparato niente.
Asperina il giorno successivo, facendo le pulizie di casa, riuscì a vendere la cenere e preparò un’altra cenetta squisita. Immaginate la disperazione del povero Lapo quando vide la tavola imbandita! Uscì di casa, si sedette sotto il castagno e pianse silenziosamente. Ma intanto pensava che avrebbe dovuto fidarsi di più di Asperina e parlarle di questi incontri. In fondo erano una coppia molto unita da una vita e la fiducia è sempre una bella cosa. Era proprio stato uno sbaglio e così aveva perso anche duecento monete d’oro.
Tre giorni dopo incontrò di nuovo quel misterioso vecchio dalla barba lunga e bianca che gli disse: “Non ti darò del denaro oggi, visto cosa succede sempre. Prendi queste tre belle ranocchie, vendile e col ricavato comprati un pesce, il più grosso che c’è e ricordati di tua moglie”. Il vecchio Lapo, che si fidava ciecamente di Martino, fece proprio così e da un pescatore prese il pesce più bello e più grande. E questa volta ne parlò con Asperina: il pesce era proprio una meraviglia si dissero l’un l’altra.
La notte Lapo ed Asperina si accorsero che, al buio, quel pesce luccicava in modo straordinario, sembrava fosse una lanterna, tanto era forte la luce che emanava. Così lo appesero fuori della porta, perchè rimanesse fresco. Era una notte buia e tempestosa e molti pescatori in alto mare erano disperati: non riuscivano a vedere la costa. Poi, all’improvviso, apparve una luce che splendeva nel buio e, remando in quella direzione, si salvarono.
Felici di aver toccato riva, regalarono alla coppia metà della loro pesca e fecero con loro un patto: se avessero appeso quel pesce tutte le sere, avrebbero diviso con loro la pesca della giornata. Fu così che Lapo e Asperina non conobbero più miseria e fame, perché il pesce continuò a brillare tutte le notti.
Liberamente tratto da una favola abruzzese.