Le scarpette di Natale
Era la notte che precede la vigilia di Natale. Un calzolaio lavorava in una piccola stanza dove viveva con sua moglie. Doveva in tutti i modi finire un paio di scarpette di Natale per il figlio di un ricco signore della città: la mattina sarebbe andato a consegnarle, ricavando un buon guadagno.
“Hai pensato cosa potremo comprare, vendendo queste scarpine? “
“Sono troppo piccole e potremo ricavarne solo pochi soldi. Se invece fossero state un bel paio di stivali…” rispose la moglie.
Il calzolaio scosse la testa. “Hai ragione ma bisogna accontentarsi, meglio pochi soldi che nulla.”
Le scarpine erano finite. Il calzolaio le tolse dalla forma e le guardò da vicino. “Guarda come sono graziose. E senti quanto sono leggere e come devono tener caldo! Ho messo dentro uno strato di pelliccia. Sono un vero capolavoro! Con quello che mi daranno per queste scarpine cosa comprerai per il pranzo di Natale?”
La donna fece un rapido conto: “Un cappone“ disse.
“Certo! – rise il calzolaio – Senza cappone non sembrerebbe nemmeno Natale. E di antipasto?
“Due belle fette di prosciutto e poi prenderò un dolce. Altrimenti che Natale sarebbe? E una bottiglia di vino buono, quello spumante, con le bollicine.”
In quel momento il calzolaio e sua moglie udirono un piccolo rumore alla porta, come se qualcuno avesse bussato.
“Chi può essere a quest’ora? Forse qualcuno che viene per le scarpine? disse la donna.
“Impossibile – rispose il calzolaio -. Eravamo d’accordo che gliele avrei portate io domani mattina. Sarà stato il vento.”
Ma ecco di nuovo il rumore, questa volta più forte. A questo punto la donna andò ad aprire. Davanti a lei c’era un bambino dai grandi occhi che la guardava, senza dire niente. Aveva i capelli biondi scompigliati dal vento e coperti da un leggero nevischio.
“Entra, entra” disse la donna chiudendo in fretta la porta.
Il bambino fece un timido sorriso con le labbra livide per il freddo.
“Ma sei scalzo!“ esclamò il calzolaio che per abitudine guardava subito le scarpe delle persone.
Il bambino non disse niente. Guardò le scarpine che l’uomo teneva in mano, ma senza invidia, come le accarezzasse con gli occhi. Il calzolaio guardò la moglie; la moglie guardò anche lei i piedini nudi del bambino, poi le scarpine. Fece un cenno di sì al marito, che prese allora le scarpine. “Prendile – disse – sono tue. Senti come sono calde.” E la donna aiutò il bambino ad infilarsele.
“Grazie – disse il bambino a bassa voce – sono le prime scarpe che porto. Ora devo andare. Buona notte”. La porta si richiuse e il bambino scomparve nel buio.
“Una buona decisione – disse il calzolaio – ma adesso bisogna rifare tutti i nostri conti – aggiunse scherzando – niente cappone, niente prosciutto e niente dolce per il pranzo di Natale”.
”E niente spumante – concluse la donna – che del resto a me non piace, mi va su per il naso”.
“E io non digerisco il cappone. E poi il dolce… non siamo mica più bambini, cara mia! Abbiamo noci, pane e un po’ del nostro vinello. Passeremo lo stesso un bel Natale, forse il più bello della nostra vita.”
“ Si, hai ragione, perché penseremo a quel bambino, che ora non è più scalzo “ disse la donna.
Marito e moglie andarono a letto, ma la mattina dopo, quando si svegliarono, trovarono sul tavolo un cappone intero coperto di fette di prosciutto. C’era anche un dolce, che pareva essere uscito allora allora dal forno del panettiere e una bottiglia, sicuramente spumante, perché aveva il collo avvolto nella carta stagnola. E sul tavolo, un biglietto:
“Buon Natale e grazie per le scarpine nuove.” Firmato – Gesù Bambino.
Tratto da un racconto di Gianni Rodari