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Emelja e il luccio

Emelja e il luccio

C’era una volta un papà che aveva tre figli: due lavoravano e il più giovane, Emelja, stava tutto il giorno sulla grande stufa al calduccio, con la voglia di far nulla.
Un giorno i fratelli andarono al mercato e le loro mogli chiesero ad Emelja di andare al pozzo e prendere dell’acqua.   “Non ne ho voglia” disse Emelja.
“Se non ci vai,i tuoi fratelli non ti daranno i regali che compreranno al mercato” risposero le ragazze.  “E va bene, ci vado”.
Emelja scese dalla stufa, si mise gli stivali di feltro, prese i secchi e andò al fiume.  Fece un buco nel ghiaccio, e, mentre riempiva i secchi, vide un luccio. Lo acchiappò con la mano.  Già pensava ad una bella zuppa, quando il pesce gli disse: “Emelja, ributtami nell’acqua e io farò tutto quello che desideri.”
“Provalo e ti lascerò andare.” gli rispose il ragazzo.  “Cosa desideri proprio adesso?” disse il luccio.
“Voglio che i secchi vadano a casa da soli e non perdano neppure una goccia d’acqua”.
“Va bene – rispose il pesce – da adesso in poi, devi dire: Ciò che Emelja ha in mente , il luccio lo faccia prontamente.”
Emelja pronunciò le parole magiche e aggiunse: ”Secchi, andatevene a casa.”  Appena lo disse, i secchi da soli cominciarono a salire sul pendio, raggiunsero casa, entrarono nell’isba e si fermarono in cucina.
Passò del tempo e le ragazze gli chiesero di andare a far legna.  “Non ne ho voglia” rispose Emelja, come sempre.
“Se non lo farai, niente dolci per te, quando i fratelli torneranno dal mercato”.  Allora Emelja, senza scendere dalla stufa, disse piano:
“Ciò che Emelja ha in mente, il luccio lo faccia prontamente. Ascia va a spaccare la legna e tu legna vai da sola nell’isba e mettiti nella stufa.”
L’ascia saltò via da sotto la panca, uscì nel cortile a spaccare la legna e i ceppi da soli si accatastarono sulla stufa.
Poco o molto era il tempo che passò, ma le cognate, vedendo che la legna era finita, chiesero ad Emelja di andare nel bosco a tagliarne un po’.
Emelja non ne aveva proprio voglia, ma loro insistevano così tanto, che per farle stare zitte, scese dalla stufa, indossò gli stivali, prese una corda, uscì nel cortile e si mise sulla slitta.  “Ma come, non attacchi il cavallo? “gli chiesero le ragazze.  “Non ho bisogno di nessun cavallo.”
Le cognate, ridendo di lui, gli aprirono il portone del cortile.
“Ciò che Emelja ha in mente, il luccio lo faccia prontamente. Slitta, vai nel bosco da sola.” pronunciò Emelja.
La slitta partì a razzo, l’ascia tagliò la legna, la legna saltò sulla slitta, legandosi da sola con la corda.
Tornando verso casa alla velocità del fulmine però, Emelja rischiò di investire la gente per strada.
Molti lo rincorrevano, non solo per sgridarlo, ma anche per punirlo.  Ma Emelja continuò con questo metodo tutte le volte che mancava legna.
Ben presto lo Zar venne a sapere di questi scompigli in città e mandò il Ciambellano a convocarlo alla reggia, per scoprire questa magia.
“Ma non ho voglia di venire -disse Emelja al Ciambellano. -Qui sto tranquillo e al calduccio sulla stufa.”
“Se vieni, lo Zar ti regalerà il caffettano rosso e il colbacco e conoscerai Maria zarevna, la figlia dello Zar.”  “E va bene, arrivo subito.”- acconsentì Emelja.
Mentre il Ciambellano ritornava a corte, Emelja, sdraiato sulla stufa, disse piano piano: “Ciò che Emelja ha in mente, il luccio lo faccia prontamente. Muoviti stufa e vai dallo Zar”.
Arrrivò sulla stufa proprio mentre il Ciambellano scendeva da cavallo. Lo Zar con la figlia Maria uscirono sulla scalinata sbalorditi.
“Che prodigio è mai questo? – chiese lo Zar – Lo sai che rischi di investire la gente per le strade, quando viaggi?”
“Solo se si mettono sotto la stufa o la slitta da soli mentre camminano.” Rispose Emelja, che intanto guardava Maria senza capire più nulla, dimentico anche delle parole magiche da dire per farla innamorare.  Ma non ce ne fu bisogno. Anche Maria zarevna si innamorò subito e lo Zar dovette acconsentire alle nozze, tanto la figlia insistette.
Fu preparato un lauto banchetto per il loro matrimonio ed Emelja divenne Governatore del reame.
E il luccio? Continua ad accontentare Emelja, che però ora, marito e governatore, non può più fare lo scansafatiche.

Liberamente tratto da -Fiabe popolari russe
Paleich-Mstiora- Kholuj

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